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  • I corsi d’acqua

Il Bacchiglione

Il corso del fiume Bacchiglione e quello di alcuni dei torrenti che scendono dalle Prealpi a nord della pianura vicentina, accompagnano per lunghi tratti il Cammino Fogazzaro-Roi.

Procedendo lungo il percorso da Montegalda a Vicenza, esso costeggia il Bacchiglione che scorre con corso lento e profondo in un alveo incassato nel piano della campagna. A nord della città di Vicenza il fiume, sempre contenuto da alte arginature, è meno profondo, il suo fondo è spesso ghiaioso e la corrente più vivace. Nei pressi di Dueville il fiume è originato dalla confluenza di numerosi corsi d’acqua di risorgiva alimentati da copiose sorgenti. È qui che esso trae origine con il nome di Bacchiglioncello ed inizia il suo corso che, dopo 119 km, lo porta a sfociare nel mare Adriatico, nei pressi di Chioggia, in un alveo comune con il fiume Brenta.

Le risorgive del Bacchiglione

Nella zona delle risorgive, poco a valle delle sue sorgenti, il Bacchiglione riceve il contributo di alcuni torrenti che hanno origine nelle sovrastanti valli prealpine. Si tratta del Timonchio, il principale di questi affluenti che, proveniente dalle valli tra i monti Summano e Novegno, raccoglie anche le acque del torrente Leogra, la cui omonima valle risale fino alle pendici del monte Pasubio e al Passo di Pian delle Fugazze. In tempi di intense precipitazioni questo torrente porta un importante contributo d’acque.
Il torrente Orolo, che raccoglie le acque dei versanti collinari e montuosi dei Lessini orientali tra Schio e Isola Vicentina, è un altro torrente caratterizzato da piene intense e veloci e confluisce nel Bacchiglione poco a nord della città di Vicenza. Lo stesso avviene per il torrente Igna che scende dal rilievo collinare delle Bregonze, situato nell’alta pianura vicentina allo sbocco della valle del torrente Astico, ai piedi dei contrafforti meridionali dell’Altopiano di Asiago.

Mentre l’apporto dei corsi d’acqua di risorgiva garantisce al Bacchiglione una portata costante e relativamente abbondante, quello dei torrenti suoi affluenti, nullo per gran parte dell’anno, nei periodi di precipitazioni abbondanti, provoca l’afflusso di notevoli quantità d’acqua che causano piene elevate, talora distruttive. È ad esempio il caso del recente evento del novembre 2010 di cui, a distanza di parecchi mesi si possono ancora osservare gli effetti, e di altri eventi calamitosi accaduti negli ultimi 130 anni come le piene del settembre 1882, maggio 1905, ottobre 1907, maggio 1926 e novembre 1966.

Gli affluenti

Il Bacchiglione riceve anche altri affluenti che è possibile osservare nel tratto del percorso tra Montegalda e Vicenza. Nella prima periferia sud della città, all’inizio della Riviera Berica, vi è la confluenza con il Retrone, altro fiume di risorgiva che attraversa la città e ha origine ad ovest di essa, tra Sovizzo e Creazzo, dalla confluenza dei due torrenti, Onte e Valdiezza.
Nei pressi di Longare c’è la confluenza del Bacchiglione con il Tésina, corso d’acqua di risorgiva avente origine nella pianura a monte di Sandrigo, che raccoglie le acque del torrente Làverda proveniente dalle pendici meridionali dell’Altopiano di Asiago tra Lugo Vicentino e Breganze, e soprattutto del torrente Astico, suo principale affluente, che nasce in territorio trentino.

Il suo bacino imbrifero copre l’area prealpina vicentina tra il monte Pasubio e l’Altopiano di Asiago, comprendendo la val Posina e la val d’Assa che incide profondamente il settore occidentale di quell’Altopiano.
Tra Piovene Rocchette e Pedescala, attraverso Velo d’Astico e Arsiero, il Cammino segue il corso del torrente Astico prima di lasciare la valle per inerpicarsi sul suo versante idrografico destro a raggiungere Tonezza, meta finale del percorso.

Il Bacchiglione, una via di comunicazione

A valle di Vicenza, dove il Bacchiglione scorre con alveo ampio e acque profonde, l’abbondante disponibilità d’acqua rese il fiume, fin dal Medioevo, una importante via di comunicazione per il trasporto di merci e persone da e verso i centri portuali della costa e altre città della terraferma come Padova.Inoltre, il fiume ha sempre fornito l’energia per lo sviluppo di numerose attività artigianali e industriali.

La frequente presenza di mulini, sovente galleggianti sull’acqua del fiume, rendeva però spesso complicata la navigazione quindi, soprattutto nei luoghi in cui esistevano impianti importanti, essa era garantita dalla costruzione di chiuse o conche. Queste permettevano ai natanti di superare il dislivello creato artificialmente dallo sbarramento costruito per disporre del salto d’acqua necessario al funzionamento dei mulini.
Anche a Debba fu costruita una di queste conche di navigazione, visibile ancora oggi e comunemente indicata con il nome di “vaso”. Essa fu edificata nel 1583, di forma ellissoidale lunga m. 18,15, larga m. 5,02, con un salto di m. 3,05 e permetteva il passaggio di imbarcazioni medio-piccole. Agli inizi del Novecento era ancora in attività e nel 1905 fu elaborato un progetto di un suo ampliamento per rendere possibile la navigazione a natanti di maggiori dimensioni. Il progetto rimase incompiuto anche perché, da quel periodo, il trasporto fluviale incominciò a perdere di importanza. La navigazione lungo il fiume avveniva con imbarcazioni chiamate burchi mediante il traino con l’alzana, un albero situato al centro dell’imbarcazione a cui erano fissate due funi (reste) trainate da animali da tiro come cavalli o buoi sulle rive del corso d’acqua, lungo tracciati chiamati restare.

Una conca di navigazione più grande di quella di Debba fu costruita sul fiume nel 1870 a Perarolo di Colzè. Essa è tuttora conservata e visibile ed è situata lungo il Cammino.

La navigazione fluviale ebbe, nei secoli scorsi, grandissima importanza, soprattutto economica, e fu spesso al centro di contese e dispute tra centri e territori rivieraschi per il controllo e l’uso dei corsi d’acqua. È ad esempio il caso del Bacchiglione che nel 1143, in epoca di guerra tra i Comuni di Vicenza e Padova, fu completamente deviato, con la costruzione di uno sbarramento, nel canale Bisatto.
I Vicentini scavarono o, più probabilmente ampliarono questo canale, per poter far defluire le acque del fiume verso la Riviera ad Este e lasciare senz’acqua e quindi senza forza motrice e possibilità di navigazione la città di Padova. La deviazione dell’acqua del fiume fu ripetutamente usata dai Vicentini come arma in occasione di ricorrenti situazioni di belligeranza tra le due città, e costituì l’occasione di numerosi scontri armati che ebbero luogo presso Longare, presumibilmente poco a valle del paese, nella località dove iniziava il canale Bisatto.

La fauna lungo il corso del fiume

In pianura, lungo il corso del fiume, la frequenza di siepi e alberate fornisce situazioni ambientali adatte alla presenza di numerose specie di animali, tra le quali le più vistose sono quelle di uccelli che trovano qui condizioni adatte alla ricerca di cibo e soprattutto alla riproduzione.
Fra questi vertebrati i più facilmente osservabili in periodo riproduttivo, tra la primavera e l’inizio dell’estate, vi sono la Gallinella d’acqua, il Germano reale, il Martin pescatore, la Tortora selvatica, il Cuculo, la Ballerina bianca, la Ballerina gialla, l’Usignolo, il Merlo, l’Usignolo di fiume, la Capinera, la Cinciallegra, il Fringuello, il Verzellino, il Verdone, il Rigogolo e la Gazza.
Alcune di queste specie sono presenti tutto il tempo dell’anno, altre, specie migratrici, solo in periodo riproduttivo o in inverno. In quest’ultima stagione le siepi e le alberate sono frequentate anche da individui di specie che trascorrono la stagione fredda in questi ambienti come lo Scricciolo, la Passera scopaiola e il Pettirosso.

Rispetto alla campagna circostante, caratterizzata da una certa monotonia ambientale, il fiume, le sue rive e la presenza di ampi tratti golenali privi di costruzioni, garantiscono una ricca diversità biologica e un notevole valore paesaggistico.