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26 luglio 2020. Sentiero Fogazzariano e Excalibur Tonezza del Cimone

excalibur

Percorreremo l'itinerario descritto da Antonio Fogazzaro nella sua opera Piccolo Mondo Moderno.
Con noi ci saranno due componenti del gruppo di Lettura "Le amiche" che daranno vita con le loro letture a qualche breve dialogo fra i due principali protagonisti del romanzo di A.Fogazzaro.
Proseguiremo poi, sul sentiero Excalibur, di sicuro interesse anche per i bambini, che potranno sfidarsi a estrarre la spada dalla roccia.

ore 8:45 Punto di incontro piazzale dei campi sportivi.
ore 12:30 / 13:00 sosta pranzo pic-nic nel bosco. Consigliamo di portarsi il necessario per la sosta e il pranzo.
ore 14:00 / 14:30 rientro alle auto.

Per adesioni confermare con SOLO SMS al numero 349 2678042
Uscita riservata agli associati.
C'è la possibilità di iscriversi all'associazione Cammini Veneti, anche prima della partenza. Tessera € 5,00

Descrizione

Il sentiero segue in gran parte l’itinerario descritto da Fogazzaro, quello percorso da Piero Maironi e Jeanne Dessalle, lasciando la costa dell’Hotel Astòre (hotel Belvedere) e del Villino dei Faggi (villa Roi), per inoltrarsi verso il Bosco del Gigante.
Sul pendio opposto, al di là del valloncello a meridione, tra faggi secolari e bianchi macigni, si possono individuare l’anfratto del Covile del Cinghiale e la Pentola degli Stregoni, nomi fantastici, creati dal poeta, “che nessuna carta topografica riproduce”. Le laste in pietra delimitano, oggi come ieri, la stradicciola che sale, dapprima in modo dolce, poi, sempre più ripidamente, il colle.
È lungo quel cammino che Piero svela a Jeanne il suo proposito di cedere tutti i suoi averi ai poveri, conservando solo l’antica casa di Oria, per servire la sua opinione di giustizia. Jeanne, a quelle parole, si sente mancare. Per non cadere, lo cerca, si appoggia a lui, che la sostiene e le cinge la vita. Piero vorrebbe tornare indietro ma lei, capendo che sta per perderlo, lo supplica di andare alla fontana. Una méta che si raggiunge al culmine della salita, dove le case di Contrà Tezza volgono le spalle ad un anfratto, quasi nascosto, dove, in una vasca in pietra, una canaletta porta l’acqua della Fonte Barbarena. È lì, sul bordo della fontana, vegliata dai noci, che Piero fa sedere Jeanne, e con le mani a giumella la fa bere.
La donna, ansante, gli mormora che anche lei cederà tutto, per seguirlo. Bellissima, fascinosa, ma eternamente sospesa tra il voler amare e il non volere (ama con la mente, ma l’amore fisico le ripugna), nel momento culminante della passione del suo destino perde ogni sua resistenza, ogni ritegno. Piero la bacia, più con passione che con vero amore. Jeanne capisce che se vuole trattenerlo, questa volta deve cedere. Si baciano sulle labbra, finalmente incontrandosi, entrambi trepidando. Intanto campani di mucche scendenti all’abbeveratoio suonarono vicino. I 2 giovani devono andarsene e proseguono il cammino verso Rio Freddo.
Lasciata sulla destra la suggestiva Chiesetta della Madonna della Neve, si sale lungo la costa di Contrà Lain, ricoperta da verdi prati leggermente ondulati. Presto attorno ai 2 silenziosi ruppe il sereno da ogni parte, l’erbe imperlate brillarono, lo smeraldo dei pascoli si ravvivò, gli umidi aromi della montagna odorarono. Sulla cresta della costa, quando finalmente la strada spiana, seguiamo Piero e Jeanne immergergersi nelle buie abetaie, inoltrandoci nella macchia.
L’orrido, sopra Rio Freddo, è ormai vicino. C’è tempo per ravvisare i resti delle cave di pietra, che raccontano l’abile lavoro e l’arte degli antichi scalpellini locali. I 2 sono arrivati nel punto estremo del sentiero. Lì vicino, il Belvedere sull’orrido… “Ecco, a destra e a sinistra, l’orribile Profondo, la mostruosa cintura di scogli, lunata e rientrante…, come una colossale onda che frangendo si rovescia all’indietro; ecco Rio Freddo, il pauroso confine del paradiso verde di Vena, la valle dell’Ombra della Morte…”. Una descrizione che esprime il “sublime” di fronte alla corona di monti che guardano l’altra riva. Ecco, da sinistra, il profilo lontano del Priaforà, la nuda calotta del Pasubio, la Gamonda e il Majo compressi tra il Seluggio con le sue venti baite, e Malga Zolle di Fuori e di Dentro. Proprio davanti, il Tormeno, subito dietro il Toraro. Più a destra, quasi sfumate, le cime del Campomolon e del Melegnon.
“Jeanne mise il piede sopra un lastrone sporgente fra gli abissi. Piero l’afferrò alla vita ed ella si rovesciò indietro alle sue braccia, chiudendo gli occhi. La strinse a sé, la coperse, tacendo sempre, di carezze così violente, che atterrita, supplicò: No, no, no!”. È l’ennesimo duetto d’amore tra due anime che non si vogliono e, forse, non si possono incontrare. Allora il giovane, di botto, lottando con se stesso, ristette; ella gli sgusciò dalle braccia e scavalcando il muricciolo, saltò dalla macchia sul prato aperto”.