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  • Palazzi e monumenti

    Vicenza

Basilica Palladiana

Scendendo da Monte Berico verso il centro della città, chi cammina lungo il Cammino Fogazzaro Roi può spostarsi verso la Piazza dei Signori, impreziosita da vari capolavori tra cui la Basilica Palladiana, altro suggestivo iconema.

Attorno al 1450, Vicenza sente l’esigenza di edificare un nuovo palazzo pubblico dotato di una sala per ospitare il Consiglio dei Cinquecento; 30 anni dopo, per esigenze di spazio e per dare un riparo ai mercanti che si riunivano nella piazza maggiore, si è deciso di cingere l’edificio con delle logge completate nel 1494 su progetto di Formenton. Circa due anni dopo il completamento, le logge a ovest crollano per insufficienti fondamenta. Nel 1549, dopo varie consulenze, iniziano i lavori su progetto di Palladio.

Le logge palladiane sono la ripetizione di uno stesso modulo architettonico: la serliana. Un arco centrale è affiancato da due spazi rettangolari delimitati da colonne binate. I moduli sembrano tutti identici ma in realtà mutano le dimensioni in quanto l’architetto ha lavorato su una fabbrica esistente a base trapezoidale. Il passaggio delle facciate viene intelligentemente attutito dalle colonne angolari, le linee verticali delle colonne continuano nelle statue poste sulla balaustra superiore.

Così il Fogazzaro in Piccolo mondo moderno presenta le logge:
[…] entrò nella deserta Piazza Maggiore in faccia alla magnificenza spettrale delle grandi occhiute logge nere che un glorioso maestro antico cinse all’opera decrepita e cieca di un confratello antichissimo […].

L’intelligenza di Palladio

L’intelligenza di Palladio viene dimostrata anche da alcuni particolari della loggia superiore. Le finestre del salone hanno bisogno di luce e per questo motivo i pilastri non sono in asse con le stesse. Osservando, al piano superiore, la parete esterna della prima fabbrica, si nota che non è in asse, ma sembra spostarsi verso l’interno: questo fatto è spiegabile con lo studio delle tecniche costruttive. Man mano che la parete sale, deve sopportare minor peso e necessita di minor materiale. Questo risparmio, però, dà la sensazione di instabilità; Palladio, quindi, ideò le sue logge perpendicolari alla piazza, ma non in asse all’interno.

Palazzo Chiericati

Dalla Piazza dei Signori, prima di raggiungere corso Fogazzaro, ci si può spostare ancora dal Cammino Fogazzaro Roi, verso corso Palladio, in direzione di piazza Matteotti per ammirare Palazzo Chiericati, capolavoro palladiano, sede della Pinacoteca Civica, destinataria nel 2009 di un prezioso legato da parte del marchese Giuseppe Roi, pronipote del Fogazzaro.

Se non è il più bel palazzo del Cinquecento italiano, è certamente una delle più audaci e superbe invenzioni del Palladio. Iniziato nel 1550, ha avuto solo parziale compimento con l’ala sud dall’interrato al tetto. Nel disegno della Pianta Angelica, il troncone di Palazzo Chiericati era ancora soffocato dalle casette vicine anche se reso abitabile con alcuni ambienti sfarzosamente decorati. Il cantiere è stato riaperto verso la fine del Seicento sotto la direzione dei Borrella, con qualche licenza, come il coronamento di statue e vasi, ma sostanzialmente fedele al progetto palladiano.
Dopo un secolo di decadenza il palazzo è stato acquistato da Comune nel 1839 dalla nobile famiglia dei Chiericati con l’intenzione di raccogliervi le civiche collezioni d’arte. Restaurato dagli architetti Berti e Miglioranza, è stato inaugurato come museo nel 1855. Ad oggi sono in corso radicali lavori di rifunzionalizzazione e riallestimento delle collezioni che si concluderanno tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013.

Nell’ideazione di Palazzo Chiericati, Palladio ha tenuto presente la condizione del sito: uno slargo aperto verso la riva del fiume Bacchiglione e un varco alla parte nobile della città rappresentata dal corso e dalle piazze. Questo era il luogo dove era dato il saluto della città agli ospiti illustri con apparati trionfali e di fatto il palazzo ha assunto la duplice funzione: di punto magnetizzante della piazza e di propilei d’ingresso alla Via Maggiore (ora corso Palladio), decumano della città. La drammaticità della facciata è data dal chiaroscuro creato da parete piena e pareti vuote e dai gruppi di semicolonne che mediano il passaggio dall’ombra alla luce e preparano all’arco voltatesta che rinserra il colonnato.
La pianta dell’edificio è di tale aurea semplicità da ricordare le invenzioni delle ville, dove uno spazio fluisce nell’altro con matematica precisione e cadenze perfettamente musicali, dove il vuoto e il pieno di una facciata viene “ricantato” con il pieno e il vuoto di quella opposta. Questo determina un’altra caratteristica delle fabbriche palladiane: una facciata esterna solenne a significare l’importanza della casata e una facciata interna più serena e più intima, come di una villa, perché riservata alla sola famiglia.

Per la descrizione dell’interno e delle collezioni si rimanda alle pubblicazioni specifiche e al catalogo scientifico curato dalla Fondazione Roi, istituita dal pronipote di Antonio Fogazzaro per lo sviluppo della cultura museale.

Teatro Olimpico

A pochi metri da Palazzo Chiericati, attraverso la porta dell’Armamentario si arriva al cortile del palazzo del Territorio trasformato in pittoresco giardino ricco di reperti scultorei.
Da notare: la loggetta dorica, la disadorna facciata del palazzo, ricostruita dopo il bombardamento, seguita da quella dell’Accademia Olimpica che s’innesta all’absidiola della scena del Teatro Olimpico.
L’Odeo Olimpico o sala per la musica, sede delle tornate dell’Accademia Olimpica, di cui Antonio Fogazzaro è stato insigne membro e presidente, è stata commissionata a Vincenzo Scamozzi, la decorazione ad affresco è attribuita a Francesco Maffei. La sala che precede l’Odeo, chiamata Antiodeo, è l’ingresso del teatro e alle pareti ci sono le epigrafi a ricordo degli Accademici più prestigiosi, da Palladio, a Trissino, allo stesso Fogazzaro.
L’Olimpico, sul modello degli antichi teatri secondo il testo di Vitruvio, è stato commissionato dall’Accademia al Palladio nel 1580, anno della sua morte; i lavori sono proseguiti con il figlio Silla fino all’intervento di Scamozzi del 1585.

Risalendo Corso Palladio, si giunge al bivio con corso Fogazzaro, l’antica contrà Carmini, dove si trova, al civico n. 111, la casa natia del romanziere vicentino.