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  • Villa Capra, detta La Rotonda

    Vicenza

La più celebre delle ville di Palladio

Lasciando Montegalda per proseguire in direzione di Vicenza, si incontra, alle porte della città, l’originale e la più celebre fra le ville di Palladio, addirittura mai citata dal Fogazzaro nei romanzi: si tratta di Villa Almerico Capra Valmarana detta “La Rotonda”, iconema del paesaggio. Impossibile non ammirare questo gioiello, sia per la vicinanza con Villa Valmarana ai Nani, (“Villa Diedo” di Piccolo mondo moderno), sia per la sintonia sull’idea del villeggiare tra il più famoso architetto vicentino e il romanziere.

La vecchia storiografia palladiana assegnava questa villa agli anni 1550-1553, ossia alla fase giovanile di Palladio per giustificare quel senso di aurorale bellezza che sprigiona; recenti studi documentano la costruzione verso gli anni Settanta. La Rotonda non è la prima villa-tempio del celebre architetto ma è l’unica ad avere realizzate le quattro facciate rivolte verso i punti cardinali perché circondata da colli ameni che rendono l’aspetto di un molto grande Theatro.

La villa è stata commissionata dal mondano canonico Paolo Almerico che desiderava ritirarsi a vita privata dopo aver vissuto a Roma. Dopo la morte di Palladio nel 1580, alcune modifiche sono state fatte da Vincenzo Scamozzi, mentre nel Settecento Francesco Muttoni rendeva abitabili i locali del piano superiore previsti da Palladio come loggia Belvedere e usati come granaio. Goethe nella sua visita alla Rotonda (1786) ha lodato Palladio per aver adattato il tempio greco a dimora per gli uomini.

La struttura di Villa Capra

L’ingresso era stato pensato verso il fiume dove la villa domina sovrana il paesaggio e infatti il terrapieno abbandonato mostra le intenzioni del primo committente. L’ingresso usuale è quello di Via della Rotonda e non è detto che anche questo non abbia il suo fascino: l’edificio, infatti, è visto, o meglio acquisito, dal cannocchiale dei due alti muraglioni coronati da statue che d’improvviso si fermano e lasciano campeggiare la villa sul prato verde protesa con i suoi pronai aperti sullo spazio circostante.

La pianta è formata da tre cerchi concentrici: il primo abbraccia i quattro pronai, il secondo i vertici dell’edificio, orientati secondo i punti cardinali, il terzo dà origine alla sala centrale da cui trae il nome la villa. Imponenti gli scaloni alla romana rinserrati da grossi muraglioni, elegantissimi i pronai esastili ionici legati al dado dell’edificio da due bellissimi archi che alleggeriscono, con la luce, la pesante massa architettonica coronata dal timpano e dalle statue di G. B. Albanese. Ognuna delle quattro porte introduce, dopo uno stretto corridoio, alla Rotonda centrale; l’oculo aperto come quello del Pantheon romano avrebbe permesso di cogliere lo scorrere delle ore del giorno mentre dalle parte al di là dei pronai si vedeva il variare delle stagioni. La decorazione della cupola ha affreschi di A. Maganza e stucchi di L. Rubini. La delicata ornamentazione ha provocato la chiusura dell’oculo e ha reso inutile il mascherone del Fauno che ride a rilievo sul pavimento che serviva da impluvio.

Funzionalità e bellezza

Di grande interesse è il pianterreno perché da qui è possibile cogliere il vero senso dell’architettura palladiana che unisce la massima funzionalità al senso della bellezza. Al centro uno spazio quadrato che riceve luce dal mascherone nel pavimento della sala rotonda del piano nobile si dilata per mezzo di rudimentali serliane negli spazi circolari dove le pareti creano scenografici effetti.

Il giardino è trattato alla rustica, ora a prato, ora a bosco secondo le esigenze di una villa cinquecentesca, le statue lungo la salita di accesso sono attribuite a O. Marinali. I rustici, staccati dalla residenza padronale, hanno possenti arcate a bugnato rustico, erette da V. Scamozzi e si aprono verso la campagna che corre libera fino a Monte Berico. La cappella dell’architetto G. Albanese, di epoca barocca, è caratterizzata dalla decorazione scultorea della bottega di O. Marinali e dallo stemma con la capra rampante.